La figura del Mobility Manager, tra sostenibilità ambientale e work-life balance

La figura del Mobility Manager, tra sostenibilità ambientale e work-life balance

L’arrivo della pandemia nel 2020 ha portato tanti cambiamenti nella quotidianità di ognuno, tra cui la diffusione di nuove modalità lavorative come smart working e remote working e con queste nuove necessità legate alla mobilità e all’integrazione tra orari di lavoro, di scuola e trasporto pubblico locale per promuovere la tutela dell’ambiente e della salute degli individui.

Con questa nuova normalità sono cambiati per molte persone gli equilibri tra vita privata e lavorativa, con slittamenti di orari (ad esempio per i genitori che hanno dovuto gestire diversamente i figli a casa con la Didattica a Distanza o per chi, con il lavoro da casa, ha iniziato a lavorare di più), nuove abitudini e ritmi quotidiani, i quali comprendono anche un modo differente di spostarsi rispetto al periodo pre-pandemia.

L’utilizzo dell’automobile privata è aumentato di circa il 22% rispetto al 2019 (dati Osservatorio Mobilità e Sicurezza di Continental): le persone lo considerano il mezzo più sicuro per evitare contatti con altri ed esporsi a rischi di contagio minori. Il trasporto pubblico, se non potenziato né affiancato da particolari controlli in termini di sicurezza e igiene è considerato meno sicuro. Le conseguenze di questa scelta portano all’aumento di altri fattori: il traffico cittadino, le spese sostenute per la mobilità, il consumo di risorse e, potenzialmente, l’inquinamento atmosferico.

Salute e benessere degli individui rimangono da un lato un punto cardine nella riflessione sulla mobilità, insieme alla necessità di sviluppare una gestione dei trasporti più sostenibile per il bene del pianeta. Si consolidano così sempre più professioni legate ai trasporti e al loro impatto ambientale: tra queste il Mobility Manager.

Nell’ambito della mobilità sostenibile rientrano studi, metodologie e strumenti con l’obiettivo di creare un sistema di trasporti con impatto ambientale ridotto, rendendo gli spostamenti più efficienti e veloci e favorendo il benessere personale e ambientale.

È molto importante sensibilizzare sul tema per diversi motivi:

  • al momento, il settore dei trasporti è responsabile in Europa di circa un terzo del consumo totale di energia e di un quinto delle emissioni di gas serra;
  • le infrastrutture per i trasporti sono tra le principali fonti di disturbo acustico;
  • il traffico stradale crea congestione nelle città, limita la libertà e dilata i tempi negli spostamenti;
  • strade, ferrovie, parcheggi, piazzali e luoghi simili consumano in modo eccessivo il suolo, degradando il paesaggio e il territorio

Per arrivare a sviluppare realmente una mobilità sostenibile occorre quindi da un lato incentivare la diffusione di tecnologie adatte, dall’altro diffondere una cultura che porti le persone a scegliere determinati mezzi di trasporto al posto di altri.

A questo proposito il ministero delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili ha istituito un fondo di 50 milioni di euro per supportare il lavoro del mobility manager, creando un vero e proprio piano per gli spostamenti casa-lavoro dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni, delle imprese e degli istituti scolastici.

Nonostante questa figura sia nata per legge nel 1998, quest’anno è diventata obbligatoria per le aziende sopra i 100 dipendenti e per i comuni con oltre 50.000 abitanti.

Chi, entro la fine dell’estate, avrà nominato questa figura all’interno del personale e strutturato un piano di spostamenti potrà usufruire di contributi per trasformare la mobilità tramite, ad esempio, taxi collettivo, un maggiore utilizzo del trasporto pubblico in sicurezza, della pedonalità, del car-pooling, car-sharing, bike-pooling e bike-sharing (dove pooling indica una modalità di trasporto condivisa tra un gruppo di privati e sharing rappresenta un servizio che permette agli utenti di utilizzare un veicolo su prenotazione per un breve periodo di tempo) e altri servizi dedicati.

Nello specifico il mobility manager, secondo la legge, si occupa di “supportare le attività di decisione, pianificazione, programmazione, gestione e promozione di soluzioni ottimali per favorire il decongestionamento del traffico nelle aree urbane tramite la riduzione dell’uso dei mezzi di trasporti privati”. Tra le mansioni di questo professionista risulta anche la ridistribuzione degli orari di lavoro e scolastici, programmando la gestione dello smart working durante la settimana ed evitando, ad esempio, che tutti lavorino contemporaneamente da remoto o, viceversa, in ufficio (piano di spostamenti casa-lavoro, PSCL). Occorre una vera e propria analisi dell’accessibilità dei luoghi di lavoro che derivi dall’esame di offerta e domanda di mobilità nell’area considerata utilizzando strumenti statistici e tool di geocoing; quest’ultima, incrociata con le esigenze del personale aziendale individuate mediante questionari antropologici, consente di creare un database della mobilità aziendale da cui partire per progettare le soluzioni di miglioramento. Completa il quadro una visione a 360 gradi delle problematiche connesse al territorio circostante e al posizionamento di uffici, impianti e magazzini rispetto al contesto urbano cui si fa riferimento. Altre responsabilità riguardano l’informazione e la divulgazione su tematiche relative alla mobilità sostenibile, all’inquinamento e ai mezzi di trasporto alternativi e meno inquinanti.

Lo stipendio del mobility manager dipende tendenzialmente a seconda delle dimensioni dell’azienda in cui è collocato, dal numero di dipendenti da gestire, dall’importanza degli enti che gestisce e varia tra i 40.000 e i 100.00 euro lordi annui. Non esiste un percorso di formazione prestabilito per intraprendere questa carriera ma sono stati istituiti diversi Master

e corsi per apprendere il know how necessario a livello di tecnologia, innovazione, ambiente, normative, economia e sostenibilità: tra questi quello di Assolombarda e di Euromobility.

L’Associazione dei Mobility Manager condivide i numeri di questa professione: ad oggi in Italia sono più di 850 quelli presenti nelle aziende e solo 66 quelli a livello comunale. Un’opportunità da cogliere al volo per chi oltre all’attenzione all’ambiente ed alla sostenibilità vuole occuparsi di salute e benessere dei dipendenti tramite la gestione degli spostamenti e dello smart working, i quali, guardando con una prospettiva più ampia, impattano sull’equilibrio personale tra vita privata e lavorativa.

09/23/2021

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