PERCHÈ I LAUREATI PIÙ RICHIESTI, MANCANO
La domanda di professionisti STEM cresce, ma il numero di laureati in questo campo è stabile da 5 anni. Tra tutti i paesi presi in esame solo il 26% dei laureati uomini e il 15% delle donne ha una laurea in discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. A dirlo è lo studio ’Osservatorio Stem “Rethink Ste(A)m education – A sustainable future through scientific, tech and humanistic skills”.
Unica eccezione la Germania dove la percentuale migliora con un 40% di laureati e un 20% di laureate in discipline STEM.
Secondo il report, nonostante l’allettante prospettiva lavorativa post università, i giovani sembrano frenati in questa scelta da una mancanza sia di informazioni all’interno delle scuole superiori sia di figure di riferimento in grado di orientare verso scelte professionali oggi ancora troppo poco note.
Durante la scelta “post diploma” è facile rimanere intrappolati negli stereotipi di un’altra generazione come “fare l’avvocato è un lavoro sicuro” o “certi lavori sono difficili”.
A questo si aggiunge anche un bias di genere: il 50% delle studentesse intervistate sostiene un clima “disincentivo” rispetto alla scelta di materie STEM da parte delle donne. Certi lavoro sono considerati ancora troppo spesso “da uomini”.
Il report, letto in un contesto come quello odierno dove la transizione digitale e sociale è sempre più impellente, sembra un controsenso.
Il 55% delle aziende oggetto della ricerca ha dichiarato di avere difficoltà a trovare candidati per ricoprire posizioni ICT. E il dato non migliora se rivolgiamo lo sguardo solo all’Italia, dove il 44% delle imprese afferma di aver avuto difficoltà a trovare figure STEM.
LA SOLUZIONE: INFORMAZIONE E FORMAZIONE
Per colmare questo GAP di competenze tra domanda e offerta risulta evidente il ruolo che dovrà prendere la formazione pubblica e privata. Compito della scuola, ma anche delle imprese è quello di proporre hackathon, programmi accademici e boot camp per introdurre i più giovani alle figure professionali del futuro, anzi del presente.
E non solo, per colmare la domanda serviranno azioni di “reskilling” delle figure già sul mercato. Ad oggi, in parte già presenti ma poco conosciuti, il 52% degli Italiani intervistati non è a conoscenza dei corsi di formazioni presenti e anche le aziende sembrano avere qualche pregiudizio: solo il 4% di esse assumerebbe personale proveniente da questo tipo di percorsi.
DONNE STEM: DATI NEGATIVI IN TUTTI I PAESI
Il gender gap è un problema diffuso non solo in Italia, ma in tutti i paesi coinvolti dallo studio, nel settore ICT ad esempio le donne rappresentano solo il 20% dei laureati, leggermente più positivo il 30% nelle facoltà di ingegneria. In generale solo un terzo dei laureati STEM appartiene al genere femminile, nonostante ormai la percentuale di laureati sia paritaria tra i due generi (nei paesi intervistati).
Oltre ai bias descritti sopra che prendono in causa il nostro modello culturale e gli stereotipi di genere, viene da chiedersi “come le ragazze decidono cosa fare da grandi?”.
Forse a mancare sono dei modelli di riferimento e ai quali ispirarsi. Tra le donne STEM della nostra epoca tutti ricordano Margherita Hack, ma si parla poco di tutte le altre donne che ogni giorno danno il loro contributo a queste discipline con il loro lavoro quotidiano.
L’ITALIA 17° IN CLASSIFICA
Passiamo ad un altro studio per scoprire che secondo l’indice Desi, che monitora la competitività digitale dei Paesi membri dell’Unione Europea, l’Italia è al diciassettesimo posto per numero di laureati in materie Stem e ventunesima per competenze digitali.
Dallo studio emerge in questo caso un barlume di speranza e miglioramento: le immatricolazioni delle ragazze ai corsi di informatica e tecnologie ICT nel 2021 sono aumentate del 15,74 per cento.
PARLIAMO DI STIPENDI STEM
Dall’ultimo rapporto di Almalaurea emerge che nel 2021, a 5 anni dalla laurea, le retribuzioni più alte sono quelle dei laureati magistrali biennali di ingegneria industriale e dell’informazione e di informatica e tecnologie ICT, pari a 1.893 e 1.851 euro mensili netti.
“I ragazzi che escono dai corsi digitali e di cyber security e tutto quello che riguarda le infrastrutture prendono uno stipendio di 50-55mila euro, più alto della media. Anche chi dovrà lavorare nel retail dovrà avere competenze digitali perché si è rivoluzionato il settore. Tutto è fatto con tecnologie di supporto e chi non le sa usare si troverà in difficoltà”, ha detto Vittorio Colao, ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale.
I PROFESSIONISTI PIÙ RICERCATI
Che tu sia un genitore o un giovane neo-diplomato, che tu sia una figura senior con la volontà di rivedere il proprio profilo, speriamo che questo articolo abbia aiutato a fare “informazione” su quelle che sono le professioni davvero richieste al momento e su quanto certi bias ci spingano a fare scelte non troppo consapevoli.